giovedì 11 febbraio 2016

Scherzi di carnevale

Rieccomi sul divano dopo la spedizione al CRO, perché è vero che riesco a stare fuori casa per tre ore o più, ma non è gratis, mi costa fatica e poi ho bisogno di recuperare.

Nelle due precedenti occasioni avevo affrontato da sola il colloquio con il medico, che in entrambi i casi aveva portato cattive notizie. Questa volta ho chiesto a Renato di accompagnarmi.
Il chirurgo mi stava aspettando e mi ha ricevuto subito, con qualche minuto di anticipo sull'orario dell'appuntamento. Buono o cattivo segno?
Ha iniziato ripetendo quello che mi aveva già anticipato subito dopo l'intervento: i frammenti di capsula del linfocele che non ha potuto rimuovere, la lipomatosi addominale. L'impressione però era che stesse girando intorno all'argomento principale. Brutto segno.
L'ha presa larga, dicendo che dopo due ecografie, due TAC e la biopsia, la massa più grande che aveva rimosso (13 cm) sembrava proprio un lipoma; anche guardandolo direttamente, anche al primo esame al microscopio.
Ma...
Ma il patologo ha eseguito un approfondimento immunoistochimico (no, non so cosa significhi esattamente: guardate su Google) ed è risultato un liposarcoma ben differenziato. Di grado G1, cioè a bassa malignità. Però maligno.
Si era mascherato bene, il furbastro, cercando di passare per una innocua palla di lardo. Dopotutto era carnevale, no?


Cosa ho provato?
Non lo so esattamente.
Sicuramente non rabbia e non paura. Stanchezza, quella sì. Forse anche fastidio.
Era una possibilità, non la migliore, ma nemmeno la peggiore. Ne ho preso atto e l'ho accettata, in modo abbastanza neutro.
Farò quello che è necessario, come sempre, sperando che vada bene.
Intanto ritornerò in carico al mio oncologo, con cui definiremo il follow-up. Probabilmente saranno solo controlli, molto stretti, per individuare eventuali altre formazioni sospette. Se avrò fortuna non succederà, altrimenti affronteremo quello che viene.

Ora inizia la Quaresima, la penitenza delle comunicazioni: avvertire chi aspetta notizie, rispondere a chi le chiede, affrontare l'inevitabile corollario di facce tristi e visi impietriti e spiegare che no, non è una sentenza di morte.
Meno male che ho il blog che mi risparmia una parte di questa fatica.
E meno male che ho amiche come Cristina che, dopo le sacrosante manifestazioni di dispiacere e solidarietà, la butta sul ridere come piace a me.

3 commenti:

  1. Ti ringrazio, mi fa piacere farti ridere, quando mi impegno sono molto brava, mi piace sfoderare quel mio garbo e certo non so chè, che fa tanto jamaican style.
    Però che noia, mai una banale ciste, no...sempre distinguere ti devi fare!!!!!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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